Nuove droghe: gli esperti ne discutono a Niguarda. “Shaboo” e le altre sostanze: tanti effetti devastanti, ma pochi dati certi

 

E' in aumento il consumo”, “c'è un boom di assunzione”. Per una volta non usiamo i soliti slogan allarmistici, ma forse li rimpiangiamo un po', perché la verità è che in materia di nuove droghe non si hanno dati certi sull'utilizzo. E questo rappresenta un problema. Il punto innegabile è che si consumano (soprattutto tra i giovani), ma non si sa in quale misura e con conseguenze non del tutto chiare. La questione, cruciale, scorre un po' sottotraccia e questo non aiuta gli organi di contrasto sia sul versante legale che su quello socio-sanitario con medici e operatori chiamati a proporre terapie per queste forme di dipendenza. 


A Niguarda se n'è parlato in un convegno dedicato al problema che ha visto confrontarsi i tossicologi del Centro Antiveleni (CAV), gli specialisti dell'emergenza, gli psichiatri e chi cura questo tipo di dipendenze presso i servizi dell'ATS (l'ex-ASL). Gli esperti si sono riuniti per mettere a fuoco problematiche emergenti che coinvolgono nuove sostanze di difficile identificazione, ma tuttavia presenti sul mercato e utilizzate sempre più diffusamente


Ketamina, cannabinoli sintetici, amfetamine e metamfetamine di nuova generazione, sono le classi principali cui appartengono queste sostanze. A ciò si aggiunge un ritorno preoccupante dell'eroina e degli oppioidi di sintesi. “Spesso vengono assunte in forma di pastiglia oppure  fumate o bevute. Tra le più note e diffuse  lo “shaboo”- spiega Franca Davanzo, Direttore del CAV-. Una droga che viene dai paesi orientali come Filippine e Cina”. Spacciata in forma di cristalli trasparenti, simili a quelli del sale grosso, questa droga potentissima è diventata famosa per i tanti reati commessi dai suoi consumatori"


Può stimolare  l'aggressività - specifica la psichiatra Laura Cazzaniga- e causare effetti devastanti  sulla salute. Si dovrebbe attivare subito un percorso terapeutico per i sintomi e per la dipendenza. Talvolta chi l'assume  presenta uno stato di agitazione psicomotoria e in pronto soccorso occorre l'intervento dello psichiatra”.


E' molto difficile arrivare ad una diagnosi certa di abuso legato a queste droghe. “E' difficile avere dei kit di analisi standard, perché il tipo di sostanza e la loro diffusione sono in costante evoluzione- fa notare Adriano Masarin del Laboratorio di Analisi Chimico Cliniche-. Le molecole vengono modificate di continuo per non essere rintracciate”. Non è un dettaglio da poco. Se viene a mancare l'identificazione, viene a mancare il fondamento su cui costruire un sistema condiviso per dimensionare il problema, studiarlo e proporre interventi efficaci. L'approccio in team è fondamentale, non solo tra i diversi specialisti, ma anche tra i diversi ospedali che prendono in carico i casi d'abuso. “Parliamo di una problematica che conosciamo solo parzialmente- concordano gli esperti- e visto che non riusciamo a quantificare il fenomeno, lo sottovalutiamo ottenendo il risultato paradossale di accompagnarlo senza disporre degli strumenti per affrontarlo adeguatamente”.  

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