Con la cardioncologia terapie a misura di cuore

Con i nuovi farmaci oncologici frutto dell'avanzamento della ricerca si riesce sempre meglio a contrastare la malattia. Per farlo, però, in maniera efficace vanno sempre e comunque considerati anche tutti i possibili effetti indesiderati che sono da calcolare, prevedere e gestire. E' il caso ad esempio della cardiotossicità. In questa definizione rientrano le possibili conseguenze delle terapie anti-tumorali che possono impattare sulla salute del cuore.


Cardioncologia: un approccio condiviso

La soluzione? E' una gestione condivisa del paziente, che viene seguito sia dall'oncologo che dal cardiologo: è la cardioncologia (o cardio-oncologia). “Entrambi si concentrano sui meccanismi del metabolismo cellulare. L'oncologo con le terapie prescritte punta a frenarli in modo da inibire la replicazione, il cardiologo invece preme di più sull'acceleratore per mantenerli a livello fisiologico- commentano gli oncologi-. L'obiettivo è quello di trovare il giusto compromesso che nasce dal confronto”. 


Tumori e malattie cardiovascolari: fattori di rischio comuni

Va sottolineato inoltre che le malattie oncologiche e le malattie cardiovascolari sono le due principali cause di morte nella popolazione. Con l'allungamento della vita media, infatti, queste patologie si affacciano con un peso sempre più consistente tra i cosiddetti “big killer”. “A volte inoltre i fattori di rischio sono condivisi e nello stesso paziente si possono sovrapporre entrambe le patologie- indica la Responsabile Diagnosi e Cure Territoriali per le Malattie Cardiache-. In questo senso la multidisciplinarietà delle cure diventa una priorità. In questi casi bisogna, infatti, disegnare il percorso di cura giusto per un cuore indebolito da una condizione patologica già presente”.


Trattamenti oncologici: i rischi di cardiotossicità

L'obiettivo è prevedere i possibili danni farmacologici, ma non solo. “Il tumore, infatti, determina di per sé un aumentato rischio di trombosi ed embolia- ci dicono gli specialisti della Cardiologia 4-. A questo si aggiungono anche i possibili effetti avversi delle terapie. Tra questi ad esempio la tossicità dei trattamenti oncologici (chemioterapia e non solo) sul muscolo cardiaco che può determinare una diminuzione dell'elasticità e della capacità contrattile, con possibili aritmie. In altri casi i trattamenti possono invece interagire con le placche aterosclerotiche depositate sui vasi, portando ad un incremento della possibilità di ischemia come l'infarto”. 


Anticorpi monoclonali e cardio-oncologia

Anche le terapie oncologiche più recenti non sono scevre da possibili ricadute indesiderate. “Per alcuni anticorpi monoclonali viene messa sotto la lente l'azione che inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (anti-angiogenetici)- indicano gli specialisti della Cardiologia 2-. Questo meccanismo contrasta la crescita del tumore ma può esporre ad un rischio accresciuto di ipertensione”.
Questo non vuol dire rinunciare a queste terapie ma studiarne il ricorso con schemi di somministrazione personalizzati. “Il tutto viene affiancato da controlli che permettano di fare il punto sulla salute del cuore- specifica la Responsabile della Cardiologia Diagnostica per Immagini-. Fondamentali diventano la visita cardiologica, l'elettrocardiogramma e l'ecocardiogramma”. Tutto aiuta per avere cure sempre più a misura di cuore.