Hepatis Center: la storia di Rita una rinascita dopo l'epatite
Nelle pieghe della casistica dell'Hepatitis Center rientra la storia di Rita, 69 anni con un passato da maestra elementare, che grazie ai farmaci di nuova generazione è riuscita a sconfiggere l'epatite C che silenziosamente stava mettendo al tappeto il suo fegato e la sua vita. “Attraversavo un periodo estremamente difficile, avevo appena perso mio marito- ci dice Rita dopo la visita di controllo nell'Hepatitis Center-. Certo c'era il carico psicologico dovuto al lutto, ma contemporaneamente avvertivo una stanchezza fisica costante che andava via via peggiorando. Di giorno non riuscivo a fare nient'altro che dormire. Mi alzavo dal letto solo per mettere qualcosa nello stomaco, spesso a forza, perché l'appetito non c'era. Mi sdraiavo e dormivo, dormivo, dormivo...”. C'era qualcosa di fisico, così il medico curante le prescrive gli esami del sangue.
“Ricordo che mi hanno chiamato direttamente dal laboratorio, senza aspettare che io ritirassi il referto. Le transamminasi (ndr gli enzimi che sono un indicatore della funzionalità epatica) erano alle stelle”. I valori erano completamente sballati. La causa? Un'epatite C che aveva già portato ad uno stato di cirrosi. La malattia sembrava essere insorta da molti anni e il fegato versava in condizioni molto difficili. Dopo essere stata seguita in un altro centro in cui non si era riuscito ad intraprendere nessuna terapia, Rita su consiglio di un conoscente si rivolge a Niguarda. “Parliamo di qualche anno fa, non c'erano i potenti farmaci di adesso, ma comunque su indicazione dei medici ho iniziato un trattamento a base di interferone e ribavirina. Iniziavo a stare meglio, anche se gli effetti collaterali mi hanno portato anche a periodi di sospensione della cura. Dopo qualche mese però era ritornata la stanchezza ed ero anche poco stabile nei movimenti, c'era poi un prurito fastidiosissimo. Così di comune accordo con gli specialisti abbiamo deciso di attendere l'arrivo di questi nuovi farmaci anti-retrovirali che sembravano molto promettenti. Sapevo che per via del costo della terapia sarebbero stati dati solo ai casi più gravi. Il mio fu giudicato tale dal comitato etico che ha preso in esame il mio caso”. Da lì la sua vicenda, che aveva avuto dei peggioramenti dovuti alla sospensione della terapia, svolta.
“Non mi dimenticherò mai quel flacone bianco con dentro le pillole che mi è stato consegnato per la prima volta in Ospedale. Sapevo quanto poteva essere importante per me”. Già dopo due settimane di terapia, con il nuovo farmaco associato alla ribavirina, gli esami di controllo accertano che la carica virale nel sangue non è più rilevabile. “Io mi sentivo molto meglio. Ho completato il ciclo di terapia per i mesi previsti”. Così l'8 luglio di due anni fa si completa la cura e gli esami certificano che il virus è completamente debellato. “E' diventata la data della mia rinascita, come se fossi venuta alla luce per la seconda volta. Con la malattia alle spalle ho ritrovato interesse per quello che erano le mie passioni. Certo, sento sempre il vuoto per la mancanza di mio marito, anche se mia figlia mi dà molta forza. Parallelamente, però, ho riscoperto la felicità nascosta in quei gesti quotidiani che spesso si danno per scontati. Questa mattina ad esempio dalle finestre di casa mi sono goduta l'alba, con il sole che a poco a poco riempiva di colori i monti della Grigna. Uno spettacolo unico che oggi posso apprezzare grazie ai passi in avanti fatti dalla ricerca medica. Per fortuna che esiste. Per fortuna che esistono centri di alto livello come l'Hepatitis Center. Qui ho trovato competenza e un approccio umano: è stato determinante”.