Cannabis terapeutica per il dolore cronico

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L'utilizzo della cannabis come medicinale, o cannabis terapeutica, è stato introdotto anche in Italia negli ultimi anni. Ma in quali casi si può fare ricorso a questo tipo di terapia e con quali accorgimenti? Ci risponde il Responsabile della Terapia del dolore.


Quale cannabis è considerata terapeutica e quando si può utilizzare? 

Si parla in particolare della “Cannabis FM-2” (contenente THC 5-8% e CBD 7,5-12%), prodotta in Italia in conformità alle direttive europee in materia di medicinali sulla base di un processo produttivo controllato ed eseguito in una officina farmaceutica autorizzata (l’Istituto militare di Firenze) dall’AIFA- Agenzia Italiana del Farmaco. La distribuzione è autorizzata dall’Organismo statale per la cannabis, attivo presso il Ministero della Salute. Inoltre da diversi anni alcune farmacie in Italia come prodotto galenico producono già altre formulazioni con concentrazioni di THC fino a 19%.


Come avviene la somministrazione di questi farmaci cannabinoidi?

Il trattamento può avvenire per via orale, come decotto o assunzione di olio oppure per via inalatoria mediante dei vaporizzatori specifici. Pur essendo il dosaggio a discrezione del medico, si consiglia di cominciare sempre da dosi minime, per poi regolarsi in base alle reazioni del singolo individuo. Nel caso si scelga la somministrazione orale di questi farmaci cannabinoidi, il medico dovrà avere cura di indicare anche la quantità di acqua da utilizzare, i tempi e le modalità di preparazione del decotto.


Per quali patologie è previsto l’utilizzo di cannabis come medicinale? 

Si può ricorrere a questa possibilità quando si debbano alleviare dolore (oncologico e non) e disturbi cronici associati a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale. Può essere indicata per far fronte ad alcuni effetti avversi della chemioterapia, della radioterapia o di alcune terapie per l'HIV. Può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. Inoltre la cannabis è efficace come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia o in pazienti oncologici. Allo stesso scopo può essere prescritta a pazienti affetti da AIDS. La cannabis a uso medicinale può essere impiegata anche per abbassare la pressione arteriosa in caso di glaucoma che resiste alle terapie convenzionali. Ancora: può ridurre i movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.


Ci sono delle precauzioni da adottare se si assumono cannabinoidi per uso terapeutico?

La cannabis terapeutica non è scevra da inefficacia e da effetti collaterali a livello sistemico come tutte le altre molecole. Inoltre i soggetti con profilo psicologico fragile con storie ed atteggiamenti compulsivi costituiscono un alert nella prescrizione. Per questo è necessaria cautela e uno scrupoloso monitoraggio relativo all'aderenza terapeutica. E' bene, inoltre, informare in modo dettagliato il paziente su tutti gli aspetti connessi ai cannabinoidi per uso terapeutico.


Chi può prescrivere la cannabis terapeutica?

Qualora lo ritenessero appropriata, i medici ospedalieri dei reparti di anestesia, centri di terapia del dolore, neurologia, malattie infettive, oncologia, oculistica, reumatologia, radioterapia, psichiatria e cure palliative. La terapia avrà una durata di sei mesi, rinnovabile, e la prima prescrizione sarà fatta dentro l’ospedale dopo di che il paziente riceverà una ricetta rossa non ripetibile anche dal medico di famiglia. L’utilizzo della cannabis terapeutica in Regione Lombardia è rimborsabile, questo significa che il paziente pagherà solo il ticket se non ha l’esenzione. La cannabis terapeutica si potrà reperire nelle farmacie specializzate in preparati galenici presentando la ricetta.
 

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