Sindrome del colon irritabile

È una forma di colite di cui non si conoscono le cause. Di certo c’è che la sindrome del colon irritabile colpisce circa il 15% della popolazione adulta in Italia, con una spiccata “predilezione” per il sesso femminile; le donne, infatti, ne soffrono in misura doppia rispetto agli uomini. Sotto la spinta di alcuni fattori, che non si conoscono a fondo e tra cui, come indiziato, c’è anche lo stress, l’intestino non riesce a svolgere in maniera ottimale la sua funzione digestiva. Ed ecco che inizia fare “le bizze”: dolori e gonfiori addominali, che si possono accompagnare a stipsi o diarrea.

 

Cosa s’intende per sindrome del colon irritabile?

Si tratta di un insieme di disturbi che coinvolgono l’addome: dolore, senso di gonfiore, stitichezza o, al contrario,
diarrea. Ogni paziente ne può manifestare alcuni e non altri. L’unica cosa che hanno in comune tutti i pazienti è l’assenza di un danno organico: quando si esegue una colonscopia l’intestino risulta completamente normale.

 

Di solito e, se si può fare un ritratto, qual è il “paziente tipo” interessato da questa patologia?

Tutti possono essere affetti da questa sindrome: donne ma anche uomini. Spesso si manifesta in età giovanile ma
poi persiste col passare degli anni. Col tempo si impara a conviverci e vi possono essere dei periodi anche lunghi durante i quali i sintomi non si fanno più sentire.

 

Il rapporto tra stress e disturbo è quello di causa-effetto o il quadro è più variegato?

In effetti lo stress spesso gioca un ruolo importante ma vi sono anche altri possibili fattori scatenanti: un’infezione
intestinale o anche l’assunzione di alcuni farmaci come gli antiinfiammatori o degli antibiotici.

 

I disturbi che può provocare sembrano essere molto simili ad altre patologie che interessano l’intestino, come si diagnostica e si può essere certi di avere questa sindrome?

Non esiste un esame specifico per fare la diagnosi di sindrome del colon irritabile.
Bisogna prima escludere tutte le malattie intestinali che possono provocare gli stessi sintomi, soprattutto se sono comparsi da pochi mesi. Per questo è necessario sempre fare una valutazione dal medico prima di convincersi di avere questa malattia.

 

Quali sono i consigli per chi soffre di questo disturbo?

Conviene evitare gli alimenti che provocano fermentazione come i farinacei, i legumi e, tra le verdure, il cavolo e i suoi derivati. È utile anche ridurre il consumo di caffè e di cibi piccanti. Ogni paziente, poi, ha l’esperienza di qualche particolare alimento che gli scatena i sintomi: per qualcuno i peperoni, per altri i pomodori o altri cibi ancora. 
Infine, quando la diagnosi è confermata, vi sono alcuni farmaci che possono aiutare e vanno scelti in base agli specifici sintomi di ogni paziente.

Le informazioni medico-scientifiche pubblicate in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la visita medica.

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