“I cardiologi si aspettavano che nell'ultima fase della gravidanza sarei stata molto affaticata. Così in reparto potevo solo alzarmi dal letto per andare in bagno.”

Valeria con un "cuore a metà". Dalla sua nascita a quella della figlia: una sorveglianza a Niguarda lunga 30 anni

La patologia che contraddistingue Valeria dalla nascita si chiama cuore univentricolare. In pratica è come se fosse nata con un cuore a metà (con un unico ventricolo), ma a giudicare dalla sua storia la sua vita è piena come più non potrebbe essere. Trent'anni, impiegata e a quattro esami dalla laurea specialistica in relazioni internazionali. In tutto questo c'è spazio anche per una gravidanza che l'ha resa madre di una bella bambina, venuta alla luce nello stesso ospedale dove Valeria era nata, Niguarda. Ma le singolarità non si fermano qui: lo stesso cardiologo, infatti, che nel 1987 ha iniziato a seguirla per il problema al cuore, è diventato lo specialista di riferimento anche per la sua gravidanza. Insomma dalla nascita alla maternità.


Valeria, che dire… sei stata protagonista di un percorso trentennale che ti ha accompagnata dalla tua nascita a quella della tua bambina?

Sì e con lo stesso medico. Il Dottor Vignati, infatti, mi ha seguito nelle prime fasi della mia vita (all'epoca insieme al Dottor Mauri e al Dottor Pellegrini) ed ora è stato il cardiologo che mi ha seguita in tutta la mia gravidanza. E' come un cerchio che si è aperto e si è chiuso a Niguarda. Io sono nata con un cuore affetto da una grave cardiopatia e ci sono voluti una serie di interventi correttivi, l'ultima operazione a 5 anni è stata determinante.

Com'è stata la tua vita, ci sono state delle restrizioni?


Ovviamente delle prime fasi e dei ricoveri in ospedale ho dei ricordi molto sbiaditi. Mi ricordo i controlli, il mio cuore andava meglio così ho iniziato ad avere visite sempre più distanziate. Le uniche raccomandazioni erano e rimangono per l'attività fisica, devo evitare gli sport che richiedono sforzi intensi. So regolarmi, perché so bene quali sono i limiti del mio cuore. Inoltre mi è sempre stato ricordato che sempre per via del cuore, la gravidanza era meglio programmarla prima dei 30 anni. Ormai ne avevo 29.

C'era da sbrigarsi…


Sì, per fortuna una volta deciso, sono rimasta incinta subito. Da lì si è aperto un percorso fatto di controlli ed esami molto accurati, c'erano le visite ginecologiche e quelle con il cardiologo. In media una volta ogni 15 giorni ero a Niguarda. Bisognava essere sicuri che tutto stesse andando per il meglio. Per fortuna è andata così, non ci sono stati particolari problemi e anche il rischio che la bambina potesse avere il mio stesso problema al cuore è stato scongiurato. 

Poi finalmente il parto…


Sì, così come mi era stato prospettato si è trattato di un cesareo. Abbiamo dovuto anticipare un po' il termine della scadenza naturale e sono stata ricoverata 15 giorni in ospedale. I cardiologi si aspettavano che nell'ultima fase della gravidanza sarei stata molto affaticata. Così in reparto potevo solo alzarmi dal letto per andare in bagno. Non vedevo l'ora che arrivasse il giorno del parto. Tutto il giorno ferma, sola con i tuoi pensieri: in questo contesto è facile che emergano anche situazioni d'ansia. 

E quando ti hanno detto: “Ci siamo, è arrivato il giorno?”


Ma in realtà tutte le mie preoccupazioni sono svanite. Ero abbastanza tranquilla. Tra l'altro ho iniziato ad avere le contrazioni qualche ora prima del termine fissato. Così i medici hanno anticipato  il cesareo alla notte. Però è andato tutto bene. Dopo qualche ora è nata una magnifica bambina di 2,4 chili. E' stata qualche giorno in Terapia Intensiva Neonatale, ma senza particolari allerte. Devo dire grazie a tutto il personale che mi ha seguito: tutti i medici, gli infermieri, le ostetriche e anche l'anestesista Rosario D'Agostino che è riuscito a farsi strada tra i miei tatuaggi sulla schiena per somministrarmi la peridurale nel punto giusto. Ha fatto la differenza, perché senza l'anestesia totale ho potuto assistere alla nascita della mia bimba.